Energie rinnovabili per salvare il Mediterraneo

 
Se la storia e la politica girassero in senso orario, il Mediterraneo ci apparirebbe sotto una luce nuova: non più un fossato che divide, ma una distesa d’azzurro che unisce popoli e paesi che sulle sue rive hanno creato una fra le più illustri civiltà. Soprattutto, dalla Sicilia, che del Mediterraneo è il luogo baricentrico, potremmo cogliere le molteplici potenzialità e la natura benigna di questo bacino che, dopo 50 anni d’ignavo silenzio, figura ai primi posti dell’agenda delle cancellerie e dei movimenti progressisti, sempre più consapevoli che qui si sta giocando una partita decisiva per lo sviluppo pacifico e solidale dei popoli rivieraschi.Recentemente a Casablanca, il Forum euromediterraneo ha fatto il punto sullo stato d’attuazione degli accordi di Barcellona per il partenariato fra l’Unione europea e 12 Paesi terzi mediterranei (Ptm), ieri a Palermo, per iniziativa del Cepes e della Fiom siciliana, si è tenuto un importante convegno al quale hanno partecipano specialisti e personalità di governo, dirigenti politici e sindacali, leader dei movimenti, italiani e internazionali, per dibattere un tema di affascinante attualità: “Il sole del Mediterraneo, pace e nuova energia per i popoli del nord e del sud”.Con questa iniziativa si consolida il ruolo di Palermo all’interno dell’articolata mappa delle attività del Forum euromed e si candida la Sicilia come importante punto di confluenza e di mobilitazione di risorse e competenze, provenienti dalle diverse rive, mirate all’elaborazione di nuove idee e progetti davvero innovativi e lungimiranti nel campo delle energie rinnovabili.E' significativo che il discorso parta dalla Sicilia la quale è vitalmente interessata ad un mutamento della prospettiva energetica nazionale ed europea: l’Isola infatti è una delle regioni più oberate
dalle importazioni e dalla raffinazione di petrolio greggio (ben oltre i fabbisogni locali) e luogo d’approdo di un sistema di metanodotti transmediterranei che, partendo dal nord Africa, approvvigionano il Paese, diversificandone le fonti.
Oltre al raddoppio- già operativo- del gasdotto italo-algerino, è in costruzione una nuova pipeline transmediterranea che dalle coste libiche giungerà a Gela. Un altro pesante tributo- bisogna ricordarlo ai razzisti egoisti di Bossi- che la Sicilia paga, in termini d’inquinamento ambientale e marino con gravi ripercussioni per la salute pubblica, sull’altare della crescita economica e civile dell’Italia (del centro-nord), senza averne adeguata ricompensa sul piano dello sviluppo locale e dell’occupazione.
Oggi, questa Sicilia, civile e generosa, desidera schiudere, agli occhi del mondo, questa rivoluzionaria prospettiva energetica basata sul sole del Mediterraneo che può divenire fonte inesauribile d' energia pulita e rinnovabile, da porre al servizio dei progetti per il co-sviluppo sostenibile dell’intera regione euro-araba -mediterranea.
“Il Mediterraneo- si legge nel documento preparatorio del convegno- rappresenta un ambiente ideale per la produzione fotovoltaica che richiede anche la disponibilità di larghe superfici non antropizzate e desertiche. Come ha ricordato il premio Nobel Rubbia, in questa fascia che corre a sud del Mediterraneo, dall’Atlantico al mar Rosso, esiste un potenziale d' energia solare equivalente a decine di volte la produzione mondiale di petrolio.” In sostanza, non si tratta di produrre piccole quantità di energia per gli usi domestici (pure molto importanti), ma di puntare a crescenti quantità a scala industriale, capaci di sostituire gradualmente le attuali fonti inquinanti e non rinnovabili.E bisogna far presto per evitare nuove guerre per il controllo delle fonti e dei mercati petroliferi e gli effetti altamente nocivi provocati dagli idrocarburi (effetto serra, inquinamenti,ecc), prima che si esauriscano le fonti tradizionali (carbone, petrolio e gas), che non sono eterne.Da qui la necessità di sperimentare nuove vie per giungere a produzioni energetiche pulite come quella derivata dall’idrogeno che trova nel Mediterraneo condizioni estremamente favorevoli.Appare chiaro che un progetto di tale natura e portata non può essere concepito ed attuato da un singolo Stato, ma dovrà essere la risultante di uno sforzo scientifico, tecnologico e finanziario di una vasta comunità di Paesi e, in primo luogo, dell’Unione europea in cooperazione con gli Stati rivieraschi aderenti al trattato di Barcellona.Il centro della discussione, alla quale hanno portato un rilevante contributo i rappresentanti di taluni Paesi mediterranei (Marocco, Libia, Spagna), del sindacato tedesco IG-Metall ed altri, è stata l’ipotesi di giungere alla produzione dell’idrogeno, da usare come nuova fonte d’energia sostitutiva degli idrocarburi.Si tratta di un’idea, che dovrà essere approfondita e definita in altre sedi di confronto, che nel medio periodo potrebbe rappresentare la soluzione di un problema drammatico per l’avvenire dell’umanità; perciò abbiamo il dovere di avviare, al più presto, tutte le iniziative idonee per concretizzarla, a vantaggio delle generazioni che verranno alle quali abbiamo rubato e/o compromesso parte del loro futuro.Utopia? Nel corso degli ultimi secoli, molte “utopie” hanno valicato gli orizzonti della scienza e della tecnica e sono divenute fattori portanti dello straordinario progresso dell’umanità.D’altra parte, come scrive Platone nel suo “Repubblica”- “l’esemplare di questa nostra Città sta forse nel cielo, e non è molto importante che esista, di fatto, in qualche luogo; a quell’esemplare deve mirare chiunque voglia, in primo luogo, fondarla dentro di sé”.Platone conobbe ed amò la Sicilia, speriamo che queste sue parole siano di buon auspicio per rendere possibile questa nuova “utopia mediterranea”.
Agostino Spataro